Calabria, provincia di Cosenza, Marzi: è questo il piccolo borgo che si incontra rotolando verso Sud nella valle del Savuto.

Si sa che l’appetito vien rotolando. Si sa pure che “giù”, quanto a cibo, siamo in una botte di ferro.

Qui a Marzi, poi, siamo pure in una botte di vino: in quella di Colacino Wines, per l’esattezza, che mette in bottiglia la storia di un territorio. Un buon vino è così: un racconto che parla la lingua del produttore. Il nettare firmato Colacino viene da vitigni autoctoni e ha, infatti, un accento spiccatamente calabrese. Ma sa parlare a tutti. E del calabrese ha tutte le caratteristiche: cuore e vigoria.

Il “capo -famiglia” dell’azienda che produce sette etichette, il Britto Savuto Superiore Doc (2015): rubino pieno di luce, invade il naso con note fruttate in pole position. Alla ciliegia e all’amarena seguono profumi di sottobosco e sentori tostati e speziati, di tabacco, liquirizia e pepe nero che solleticano il naso e tornano in bocca dove il sorso si congeda con il ricordo della barrique.

Ha un finale lungo il Britto e una persistenza che merita a tavola un compagno altrettanto strutturato. Con un menu meno impegnativo, invece, è il bianco che va a nozze e pronuncia il “sì”. Sì Savuto Doc Bianco (2019) è un calabrese finito ai tropici: Greco Bianco, Mantonico e Pecorello gridano frutti esotici. A seguire, un racconto sapido, fresco e minerale. Un calice con una collana di fiori, insomma. Si indossa per viaggiare ma, in questo caso, non c’è bisogno di andare tanto lontano.

Avete notato anche voi che nella foto in alto c’è una bottiglia di Barabba? A dire la verità abbiamo ancora tanto da raccontare su Colacino Wines ma, come si dice anche nelle serie TV più acclamate: “Il resto alla prossima puntata”.